Prevenire è…comunicare la violenza di genere

La violenza maschile contro le donne è un problema culturale che ci riguarda.

La responsabilità quotidiana che mettiamo in ogni parola, gesto o atto di relazione con gli altri, infatti, comunica il nostro bagaglio culturale e quanto esso comprenda o meno quegli stereotipi che possiamo scegliere di criticare ed arginare.
Per fare ciò s’impone la necessità di cambiare mentalità soprattutto attraverso il linguaggio con cui definiamo la realtà.

Questi i temi approfonditi nell’incontro che si è svolto venerdì 26 settembre nella cornice istituzionale della Sala consigliare del Comune di Modena, per l’occasione stracolma di pubblico: molti uomini, donne ma soprattutto giovani.

Da segnalare, la partecipazione di esponenti dell’associazionismo femminile e delle Istituzioni, del mondo dello sport, della cultura, dell’Università, della scuola, del lavoro, oltre a figure dell’informazione e della comunicazione.

L’evento dal titolo “Prevenire è comunicare la violenza di genere”, organizzato dal Centro documentazione donna e condotto dalla presidente Vittorina Maestroni, ha concluso un anno di lavoro, tanto è durato il progetto di ricerca dal titolo “Le parole per (non) dirla“ che si è basato sulle indicazioni della Convenzione di Istanbul “partendo dal presupposto che le radici della violenza di genere siano da ricercare nella cultura e che, come ci viene indicato dalla stessa Convenzione, la sua prevenzione richieda un’azione trasversale ad ogni livello della società, in particolare per formare e sensibilizzare sempre più persone portando il tema in ambiti solitamente meno partecipi” ha detto la Presidente Vittorina Maestroni nella sua introduzione.

La prevenzione inizia, dunque, da un uso consapevole di parole e definizioni, dalla consapevolezza quotidiana delle dinamiche di relazione fra i generi, passando per la formazione nelle scuole e in ogni ambito che riguardi la comunicazione, toccando i media e il linguaggio istituzionale. Su questo si sono espressi, al tavolo di confronto, esperti ed esperte che a vario titolo hanno trattato di violenza di genere.

La parola chiave del convegno è stata la prevenzione declinata nei suoi diversi aspetti.

La prima parte dell’evento, dedicata alle esperienze, è stata articolata in quattro sessioni ispirandosi agli ambiti d’intervento della Convenzione.

Nella sessione dedicata all’educazione Serena Ballista, esperta e formatrice, ha presentato il kit per le scuole elaborato nel corso del progetto, iniziando dalla corretta definizione, appunto, di prevenzione. “Prevenire significa poter mettere a fuoco la violenza, pensarla per quella che è e quindi riconoscerla: se manchiamo in questa messa a fuoco l’azione di prevenzione è persa in partenza perciò affermiamo l’importanza di un utilizzo corretto e condiviso delle parole, di un significante che esprima un esatto significato, perché il linguaggio crea la realtà e la riempie di contenuti”.

Di azioni culturali attuate e da attuare ha parlato la direttrice della Casa editrice Settenove, Monica Martinelli, che pubblica letteratura per l’infanzia per “prevenire la violenza con libri che abbattano i cliché proponendo modelli alternativi a bambini e bambine”.

La sezione relativa alla sensibilizzazione ha invece presentato due campagne di comunicazione. Stefano Ferrari, giornalista sportivo, ha curato la campagna “Lo Sport contro la violenza sulle donne. Per vincere insieme” in collaborazione con Il Cdd e il Comune di Modena, coinvolgendo pallavoliste/i e calciatori modenesi che si sono fatti portavoci e testimonial di uno spot finalizzato a combattere stereotipi, falsi miti e mistificazioni sul tema della violenza, che è stato proiettato sugli schermi dei maggiori eventi sportivi di Modena calcio e Liu Jo, nonché in tv locali e nazionali.

La campagna ha inoltre prodotto un logo ad hoc ed organizzato incontri di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne comunicando quanto il fenomeno abbia radici culturali profonde.

La campagna NoiNo.org è stata invece illustrata da Elisa Coco dell’agenzia Comunicattive di Bologna “un lavoro che ha voluto mettere al centro il maschile come interlocutore, destinatario e soggetto della rappresentazione, in un’ottica di valorizzazione positiva del contributo degli uomini”. Ne è nata quindi una campagna visiva che, oltre a coinvolgere testimonial sportivi e personalità della cultura, ha mirato a comunicare in specifico la violenza psicologica in ogni suo aspetto.

Con la terza sessione si è entrati nel vivo della comunicazione mediatica e giornalistica con una proposta di linee guida a cui gli operatori del settore possono attenersi per meglio descrivere la complessità del fenomeno. La proposta, che rappresenta uno dei risultati del progetto, curata dalle giornaliste Silvia Bonacini e Daniela Ricci, è basata su una ricerca normativa e bibliografica che sintetizza diverse proposte fatte da realtà dell’associazionismo nazionale e internazionale. In questo panel anche i contributi dell’associazione delle giornaliste di Giulia, per le quali Serena Bersani ha illustrato le ultime iniziative: dal libro ‘Donne grammatica e media’ scritto in collaborazione con la linguista Cecilia Robustelli, fino alle iniziative di formazione portate avanti con l’Ordine dei Giornalisti. Nelson Bova, giornalista RAI, ha illustrato la propria esperienza europea che lo ha visto confrontarsi con diversi linguaggi e culture nell’ambito del progetto “European Journalist for diversity”, voluto dal Consiglio di Europa, con l’obiettivo di trovare elementi comuni allo scopo di realizzare una carta metodologica e una banca dati on line di buone pratiche per affrontare in modo corretto sui media il tema della diversità nei suoi molteplici aspetti.

La quarta sessione è stata dedicata alla prevenzione attraverso l’applicazione e l’attuazione di politiche attente alle differenze di genere. “Dietro le parole c’è un’idea di società” ha affermato nel suo intervento Roberta Mori, presidente della Commissione PO dell’Assemblea Legislativa della Regione ER, sottolineando la valenza della nuova legge per la parità e contro le discriminazioni di genere (n. 6 del 2014): “Uno degli strumenti più potenti messo in campo dalle Istituzioni. Un elemento di avanzamento culturale per il solo fatto che si è costituita una piattaforma di principi e di valori a sostegno della soggettività femminile e per la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne, la violenza maschile sulle donne. La legge rappresenta di fatto l’attuazione regionale della Convenzione di Istanbul e pone il tema della cultura di genere e il suo avanzamento quali basi fondamentali per un adeguato livello di maturità della società che deve andare contro ogni tipo di discriminazione diretta o indiretta sulle donne”.

Nella seconda parte del seminario, il video dell’intervista a Cecila Robustelli, docente universitaria e collaboratrice dell’Accademia della Crusca, ha aperto i contributi della tavola rotonda coordinata da Luisa Betti, giornalista esperta in tematiche di genere, che ha introdotto i lavori soffermandosi sul racconto dell’evento che si è tenuto alla Camera dei Deputati in occasione dell’entrata in vigore della Convenzione di Istanbul: “La Convenzione deve essere fatta propria dalle stesse donne, come ci raccomanda il comitato di controllo sull’applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite – ha affermato – un dialogo serrato fra istituzioni e società civile che la traduca in azioni concrete è infatti fondamentale per la sua riuscita nazionale, come lo è combattere gli stereotipi partendo dalle scuole e arrivando ai media che con i loro racconti provocano di frequente una ri-vittimizzazione della donna che deve così subire un nuovo stupro pubblico”.

Mara Cinquepalmi, consigliera dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna, è intervenuta rimarcando il ruolo dell’Ordine “impegnato dallo scorso gennaio nella formazione obbligatoria che rappresenta un’opportunità per conoscere altri percorsi come quello della questione di genere”. Ha inoltre illustrato il protocollo regionale ‘Donne e Media’ promosso dal CORECOM ER e dalla Regione.

Marco Deriu, docente universitario, si è soffermato sul tema dei congedi, delle separazioni, dei distacchi e, in particolare, sull’atteggiamento e il modo di rappresentarsi dell’uomo di fronte a questa fase del rapporto, ponendo in evidenza la grande difficoltà maschile ad accettare il momento delle separazioni: si pensi a tutte forme dell’omicidio e dello stalking: “L’uso di termini come delitto passionale, crimine d’amore, che sono in realtà delle mistificazioni o parole schermo, vengono usate per nascondere le difficoltà ad affrontare alcuni nodi irrisolti. Le separazioni sono momenti cardinali che portano a far esplodere le logiche interne alla relazione: non sono eventi esterni alle relazioni, ma sono un aspetto rilevante di esse”.

A seguire Judith Pinnock, psicologa e formatrice, è entrata nel merito della relazione di coppia esponendo non solo gli esiti di un lavoro di ricerca svolto all’interno del progetto attraverso alcuni focus group da cui emerge la realtà del rapporto uomo-donna e di due ruoli, quello femminile e quello maschile, ancora contrapposti, stereotipati e modellizzanti; ma anche “la prospettiva di un cambiamento capace di contrastare la violenza di genere che passa dalla scoperta della condivisione alla scoperta dell’intimità e della distanza, del rispetto e della differenza”. Dall’io al noi, passando per il tu.

Presso il Centro documentazione donna tutti i materiali del convegno sono a disposizione del pubblico. Su richiesta verranno forniti: il kit didattico per le scuole e la bibliografia ragionata.

Tutti i materiali video del convegno sono in continua elaborazione e saranno a disposizione entro la fine del mese di ottobre sul sito http://pernondirla.cddonna.it

Centro documentazione donna
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